Global Compact on Education – Pace e Cittadinanza, educare all’incontro e alla solidarietà

9.03.2021

La Congregazione per l’Educazione Cattolica, in collaborazione con la Scuola di Alta Formazione EIS (LUMSA), ha organizzato il webinar “Pace e Cittadinanza, educare all’incontro e alla solidarietà”, per analizzare, discutere ed esaminare iniziative vicine al Global Compact on Education. Tra i partecipanti anche la ONG New Humanity con il progetto “Together for a New Africa”.

Lunedì 15 marzo scorso, Justus G. Mbae (Kenia), la Dr.ssa Letizia De Torre (Italia), Adélard Kananira (Burundi) e Wanjiru Kabury (Kenia) hanno partecipato all’evento “Pace e Cittadinanza. Educare all’incontro e alla Solidarietà” in rappresentanza di Together for a New Africa, uno dei progetti della ONG New Humanity. Si tratta del secondo dei cinque webinar proposti dal Global Compact on Education, in collaborazione con l’Università LUMSA, per analizzare alcune iniziative e buone pratiche educative a livello mondiale.

Together for a New Africa

Adélard Kananira, studente, ha iniziato la presentazione di Together for a New Africa, raccontando la storia del progetto , nato nel 2014, tra i suoi colleghi dell’Istituto Universitario Sophia. “La missione di T4NA – ha spiegato – è quella di mettere in grado i giovani africani di affrontare le sfide chiave del nostro continente, promuovendo e sviluppando una cultura dell’unità adatta al contesto africano attraverso esperienze vissute, formazione, mentoring e networking. Il nostro obiettivo è di guardare al passato e imparare dalla storia per capire ciò che è favorevole ed evitare di ripetere gli stessi errori”.

Wanjiru Kabury, comunicatrice e autrice keniota, promotrice di T4NA ha aggiunto: “Le discussioni, le riflessioni, le presentazioni e l’orientamento fatti alle scuole estive di Together for a New Africa sono ciò che chiamerei il giusto tipo di educazione che parla al cuore, trasforma le menti e ispira le persone ad agire. Ciò che ci manca è la trasformazione della mente attraverso il giusto tipo di educazione. Questa è la consapevolezza che ci ha riuniti oggi in questa conferenza e che ha portato a conversazioni in molti seminari in tutto il mondo”.

I partecipanti a T4NA di vari paesi sono ora coinvolti nelle loro comunità attraverso una partecipazione attiva. “Una delle nostre partecipanti della Tanzania – ha raccontato Wanjiru Kabury – ha lavorato con le ragazze per responsabilizzarle e si è anche candidata al parlamento, nei seggi speciale per i giovani”. Altri attestano che il programma li ha aiutati a trovare la loro voce e li ha sfidati a fare un salto nella leadership anche in tempi di pandemia. Infatti, molti di loro si sono trovati in prima linea per diffondere i messaggi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, aiutando a sensibilizzare le comunità sulle diverse linee guida e anche supportandole con il reperimento delle mascherine, dei disinfettanti, del cibo, dei vestiti e dell’asilo.

Grazie al lavoro che stanno portando avanti con T4NA, spiega Justus Mbae, rappresentante di New Humanity a Nairobi e Vice Cancelliere dell’Università Cattolica dell’Africa Orientale, allora diventa possibile sperare di poter ricreare l’Africa. “Possiamo cambiare, riformare, trasformare l’Africa e con questo cambiare anche il mondo intero.  – ha detto – Abbiamo tanta speranza, specialmente nei nostri giovani, perché loro possono rompere con le cose che si sono fatte fino ad ora e cominciarne di nuove. Dobbiamo incoraggiarli ad andare avanti, a trasformare il mondo”.

Hanno partecipato al webinar anche: Vincenzo Buonomo, rettore della Pontificia Università Lateranense; Flavio Lotti del Coordinamento Enti Locali per la pace, il prof. Franco Vaccari, fondatore di Rondine, Cittadella della pace; Elisabetta Murgia e Guido Barbera di Vides Internazionale e la prof.ssa. Monica Lugato, dell’università LUMSA. Quest’ultima, ha aperto il webinar sintetizzando gli scopi dell’iniziativa, ovvero, “dare visibilità al valore della pace come elemento perno nella formazione universitaria e, in generale, dell’attività accademica, e mantenere viva l’attenzione sulla responsabilità sociale dell’istituzione universitaria per la costruzione della pace”.

di Anita Martinez