“Oltre ogni Confine”: Ultima fase del progetto “Breaking Rays”

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10.05.2018

2 – 9 luglio 2018, Manila

“Breaking Rays”, parte terza

La terza fase del progetto Breaking Rays (composto di 3 fasi rispettivamente in Italia, Brasile e Filippine) si è conclusa il 9 luglio 2018, a Manila in occasione del Genfest, il meeting internazionale dei giovani di New Humanity (Giovani per un Mono Unito) dal titolo “Beyond all borders”.

Marco Aleotti, Kim Rowley e Paola Cipollone – coordinatori dell’iniziativa – ci hanno fatto avere un rapporto dell’intero evento che segua le regole del buon giornalisto e rispetti pertanto lo schema delle 5 “W”: Who, What, Where, When, Why – ovvero Chi, Cosa, Dove, Quando, Perché

 

Why – Perché

BR shooting interviewGenfest 2018. Quale migliore occasione per un gruppo internazionale di comunicatori di lavorare durante un evento con 6.000 giovani di tutto il mondo, di ogni cultura e religione? Qui si è potuta veramente fare esperienza di cosa significhi superare ogni stereotipo, raccontare la vita che è più convincente di ogni teoria, raccontare il perché i giovani erano lì ad offrire la prioria testimonianza, dando quindi ragione di un festival, raccontare il “beyond”, le ragioni di una esperienza, di un contributo artistico, di un workshop, di un progetto sociale. Dare visibilità a scelte importanti che hanno ormai un impatto in un determinato territorio come a piccoli gesti quotidiani di perdono, di prossimità agli ultimi, di attenzione all’ambiente.

 

What – Cosa

BR photographers teamEsperienza sul campo. A differenza degli appuntamenti precedenti in Italia e Brasile, dove erano previsti laboratori ed attività formative, i giovani coinvolti nel progetto questa volta hanno avuto modo di fare un’esperienza lavorativa sul campo.
Il lavoro svolto ha riguardato quindi principalmente la documentazione e diffusione di contenuti audiovisivi sull’evento. Breaking Rays ha però offerto ai giovani una nuova prospettiva: non tanto documentare un evento ma raccontare storie vere, le storie dei giovani presenti, dei promotori dell’evento, degli attori sul palco, dei partecipanti. Lo scopo: fare in modo che chi fruisce di questi contenuti si possa identificare e si senta interpellato dal motto dell’evento Beyond all borders raccontato nella vita concreta.
Per questo il lavoro svolto si è articolato tra:
–    Introduzione e conoscenza reciproca (si trattava infatti di fare squadra tra 50 giovani da 12 paesi diversi)
–    Finalizzazione del piano di comunicazione dell’evento Genfest e condivisione di esso con tutto il gruppo di lavoro
–    Formazione di gruppi di lavoro per video e fotografi, reparto IT per registrazione e catalogazione delle riprese dell’evento, streaming e pubblicazione su canale YouTube dell’intero programma dei 3 giorni di evento diviso in 56 clip tematiche
–    Gestione dei canali social media (Facebook, Twitter, Instagram) di Genfest e Giovani per un Mondo Unito
–    Produzione di circa 30 brevi video per i canali youtube del Genfest e dei Giovani per un Mondo Unito
–    servizio fotografico pubblicato su 8 album tematici su flickr nel sito Genfest e messo a disposizione del servizio stampa
–    Realizzazione di un programma di 47 minuti con documentazione e interviste sul Genfest dietro le quinte e spezzoni del programma –  e 4 reportage su realizzazioni di progetti sociali e iniziative culturali delle Filippine:

Genfest 2018 – Video Riassunto
Genfest 2018 – “Tulong tulong”, aiutarsi a vicenda
Genfest 2018 – Mani aperte
Genfest 2018 – La locanda di Erick
Genfest 2018 – “Pag-asa”: C’é sempre una speranza

Who – Chi

I 50 partecipanti al progetto Breaking Rays, provenivano da 12 nazioni (Filippine, Indonesia, India, Burundi, Kenya, Italia, Irlanda, Malta, Ungheria, Germania, Brasile) ed hanno lavorato insieme ad un folto gruppo di giovani filippini (circa 50) coinvolti in vario modo nel mondo dei media. Tutti insieme hanno formato la squadra internazonale di comunicazione (International Communications Team – ICT) del Genfest 2018 Beyond all borders. Circa la metà dei 50 partecipanti avevano partecipato alle precedenti tappe di Breaking Rays e essi si sono rivelati come lievito che ha “contagiato” positivamente il resto del gruppo: per motivazione, capacità di lavoro in gruppo, soluzione dei problemi e competenze nella narrazione di storie. Nella decennale attività di New Humanity come promotore/ organizzatore di eventi, é la prima volta che la comunicazione di un evento – in questo caso appunto il Genfest – viene gestita da un gruppo così vario per età, provenienza, competenze. Tra i partecipanti al progetto vi erano realizzatori di video, fotografi, giornalisti, gestori delle reti sociali, informatici. Alcuni già affermati professionalmente, si sono messi a disposizione per condividere con i più giovani ogni tappa del lavoro, offrendo sostegno e guida concreta nelle varie fasi della produzione.  Come anche nelle altre tappe di Breaking Rays abbiamo visto come lavorare fianco a fianco adulti e giovani ha aiutato entrambi: gli adulti a scoprire nuova creatività e linguaggi e i giovani a maturare nella scelta professionale e nel confronto con le responsabilità della comunicazione – etiche, rispettose delle diverse appartenenze culturali e religiose.

When – Quando

BR collegamento CH teamIl progetto si è svolto dal 2 al 9 luglio 2018. Si è strutturato in tre fasi: dal 2 al 5 luglio creazione di contenuti per far conoscere 1) il paese che ha ospitato l’evento 2) i Giovqni per un Mondo Unito promotori dell’evento, 3) storie relative ai temi che sarebbero stati affrontati nel Genfest, 4) il dietro le quinte del Genfest. Dal 6 all’8 documentazione dell’evento ed immediata disseminazione dei contenuti prodotti. Il giorno 9 finalizzazione del lavoro e condivisione delle impressioni.

 

Where – Dove

BR transcribing and translatingA Manila, il lavoro dell’ICT si è svolto nei primi giorni in una sala conferenze presso l’albergo dove i giovani partecipanti erano alloggiati, e dopo in un locale all’interno del World Trade Center dove ha avuto luogo il Genfest.

Ancora una volta la vera novità di Breaking Rays si è rivelata l’attenzione alle relazioni. In un lavoro – quello del comunicatore – che rischia di diventare sempre più individualista e asservito a logiche di potere e di consumo, si è fatta forte ed impegnativa esperienza di lavoro di gruppo: le interviste, le immagini, la scelta della musica, delle grafiche: ogni scelta era frutto di fecondo e sereno scambio in un grande rispetto per la creatività di ciascuno ma in un fecondo confronto che metteva l’altro al centro, che era inclusivo, attento alle minoranze, in ascolto dei reali bisogni degli utenti più che di un messaggio da imporre. Quindi relazioni a 360°: all’interno del gruppo, con tutti i colleghi di altri settori, con le persone intervistate o di cui si parlava, con i fruitori delle reti sociali, con l’ambiente circostante. Questo ha anche reso possibile il superamento delle inevitabili difficoltà di logistica, di imprevisti, di tensioni per la pressione del lavoro da programmare, realizzare e consegnare in tempi brevissimi.
Nella sessione di condivisione dell’ultimo giorno tutti hanno espresso il desiderio di continuare il progetto di non interrompere questo processo, questa esperienza di vita e di professione così feconda.